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Dalla Campania al Lazio, fino in Cina, Guido Esposito racconta la sfida del brand “Bella Napoli” a S


Lungimirante e determinato, lo chef Guido Esposito racconta ai lettori di IPmagazine l’avventura che oggi rappresenta il brand Bella Napoli all’estero.

Abbiamo intervistato un’icona dell’italianità a Shanghai, attivo in uno dei settori cardine dell’ imprenditoria italiana all’estero, Guido Esposito, proprietario del ristorante italiano Bella Napoli, presente a Shanghai, nella prestigiosa concessione francese, con due locali.

Come è giunto all’ idea di aprire un ristorante italiano proprio a Shanghai?

Nel 2000, lavoravo all’Hilton di Bruxelles. Mi offrirono un impiego allo Sheraton di Pechino ed accettai senza esitazione, entusiasta di sperimentarmi in un territorio tanto distante e diverso. Dopo due anni venni assunto da West Inn Shanghai, prima come direttore della ristorazione e successivamente come direttore eventi referente per la Cina. Imparai, oltre alla ristorazione, come gestire eventi e pianificare il budget di progetti ristorativi in Cina in maniera imprenditoriale. Alla luce di tali esperienza, notata la carenza di ristoranti propriamente italiani in una metropoli globale come Shanghai, decisi di lanciarmi in una esperienza in proprio e cosi a XiKang road nacque il primo Bella Napoli. Puntai tutto sul conferire all’ ambiente un fascino tipicamente italiano, ricreando un ambiente accogliente e familiare. Scelsi ingredienti tipici e personale qualificato e particolarmente gioviale.

Gestire una attività ristorativa in Cina puntando sull’ italianità sembra una scelta ambiziosa in un paese che non ha particolari conoscenze delle ambientazioni, del fascino e della tradizione del nostro Paese. Quali sono state le maggiori differenze e sfide culturali e imprenditoriali poste dalla Cina alla successo della sua attività?

Sono ormai in Cina da 16 anni e le difficoltà restano sempre quelle dei primi tempi, e con esse le similitudini. E’ necessario adattarsi alla clientela cinese e ai suoi ritmi. Il cliente va accontentato sempre e comunque e soprattutto velocemente. Il servizio in Cina deve essere veloce. In Cina si lavora a ritmi ininterrotti e i clienti si aspettano lo stesso da noi. La legge cinese inoltre è molto complessa, cosi come la popolazione stessa. E’indispensabile conoscere la lingua e essere in grado di seguire i cinesi in discorsi lunghi, complessi e mai diretti, per comprendere realmente il problema e trovare la soluzione più efficace. E’ necessario affidarsi a consulenti esperti, che parlino la lingua cinese, conoscano la cultura oltre che la legge del Paese, al fine di trovare sempre la soluzione migliore a diversi problemi di natura imprenditoriale. Bisogna esportare la propria italianità evitando di comportarsi da italiani in un paese che non e’ l’Italia. D’altro canto i cinesi sono più aperti di ciò che sembra, pronti a conoscere nuove culture e nuove cucine. Sono desiderosi di comprendere la nostra cultura e la nostra chiave di successo nell’hospitality, soprattutto per noi che ci occupiamo di ristorazione.

Certamente il problema fondamentale nella gestione del locale è il turnover. Il personale cinese non desidera professionalizzarsi in attività ristorative o occuparsi di lavori manuali. I giovani sono sempre più attratti dal business e sono sempre più formati dalle università nella ricerca della grande multinazionale. Per noi la continua sfida è nel comunicare la passione e l’amore per la cucina, che prima di essere mestiere deve essere arte e dedizione.

Quale supporto avete ricevuto dalla comunità e dalle istituzioni italiane?

Certamente è stato per noi fondamentale poterci subito riferire alla vasta comunità di connazionali presenti a Shanghai, ai quali cerchiamo di offrire un menu sempre più vario ma rispettoso della nostra tradizione italiana, soprattutto mediterranea e meridionale. Oggi abbiamo una clientela molto diversificata e una prevalenza di clientela cinese, un grande vanto. Ma i nostri clienti italiani sono per noi amici e sostenitori prima di essere dei clienti affezionati, un patrimonio che ci spinge ogni giorno a far meglio. Le istituzioni ci contattano spesso per renderci partecipi di progetti e iniziative italiane a Shanghai alle quali cerchiamo di partecipare. Inoltre, le istituzioni stesse si sono rese promotrici di una campagna di classificazione e identificazione delle attività ristorative in Cina che rappresentano in maniera veritiera il food and beverage italiano. Si tratta di un logo, un riconoscimento, denominato Ospitalità Italiana. E’ molto importante per noi poter mostrare ai nostri clienti cinesi che la nostra attività fa parte di questa lista, al fine di poter garantire alla clientela che da noi possono trovare un vero angolo di Italia.

Lei ha anche vissuto e lavorato nel Lazio, a Cassino. Cosa ricorda di questa esperienza?

Si, ho lavorato in un albergo a Cassino, l’hotel Pavone, dall’1989 al 1991. Si è trattato di una esperienza breve, ma importante per la mia crescita. Una realtà piccola che mi ha però insegnato molto. Io sono di origine Campana, di Sarno. I campani sono famosi per la propria allegria, ma i laziali sono altrettanto estroversi e amichevoli. A Cassino ho imparato a intrattenere i clienti e soprattutto ho avuto modo di apprendere alcuni piatti della cucina laziale che ancora oggi propongo nel menu dei nostri ristoranti a Shanghai.

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